Residenze Reali, riserva e risorsa ambientale

Regge e residenze che segnano con la loro presenza l’intera Europa, da Lisbona a Mosca, non sono solo grandi palazzi del potere, che testimoniano ancora oggi la ricchezza e lo splendore della civiltà delle corti. Ciascuna di esse, infatti, ha contributo a disegnare il territorio in cui è stata realizzata.

Ciò è particolarmente evidente per le grandi residenze di caccia. Un universo che raccoglie centinaia di palazzi, fra cui alcuni dei più noti al mondo: dal francese Château di Versailles al bavarese Schloss Schleißheim, dal Palacio Real de El Pardo, vicino a Madrid, al Castello di Frederiksborg, prossimo a Copenhagen.

Le strade che i sovrani fecero realizzare per unire le proprie città capitali alle residenze extra-urbane ebbero un ruolo fondamentale nel disegnare il territorio e nell’affermare il controllo su di esso. Si pensi all’importanza che hanno ancor oggi a Torino gli antichi assi che uniscono la città al Castello di Rivoli (corso Francia) ed alla Palazzina di caccia di Stupinigi (l’antico «stradone», oggi corso Turati – Unione Sovietica).
Nel corso dei secoli, le realizzazioni ed i progetti per strade, ponti, canali, alvei fluviali, necessari a tali collegamenti sono stati una manifestazione evidente che per il potere reale disegnare il territorio significava anche amministrarlo, migliorarlo, dotarlo di sistemi infrastrutturali in grado, via via, di adeguarlo ai tempi.

Ma le stesse residenze erano, a loro volta, sistemi territoriali che andavano ben oltre il palazzo che ne costituiva il cuore.

Testo a cura del Comitato scientifico del Centro studi del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude: Costanza Roggero, Andrea Merlotti, Paolo Cornaglia, Paolo Cozzo, Maria Beatrice Failla, Clara Goria, Lino Malara, Maria Carla Visconti.

C. Randoni, Carta e territorio di Torino (1805 ca.)
C. Randoni, Carta e territorio di Torino (1805 ca.)

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