Sala da ballo, Appartamenti reali del Castello della Mandria. Foto di Lea Anouchinsky

La Sala da ballo

Nella distribuzione delle sale progettata da Ferri (1860 – 1863) il re e la contessa avevano a disposizione ciascuno un ampio appartamento privato, dislocato alle due estremità dei torrioni, con stanze comunicanti tra di loro; mentre al centro dell’énfilade si dispiegavano le sale dedicate alla mondanità e agli ospiti: la sala da Ballo, la sala del Biliardo, la sala da Pranzo e la sala da Gioco, con accesso pubblico dal Corridoio degli Uccelli. Ferri ribalta di fatto una planimetria già esistente, rivolgendo i nuovi ambienti verso la Reggia; in facciata tale intervento è ben percepibile nell’aggiunta dei balconcini in ferro battuto, in corrispondenza delle nuove stanze.

Per la sala da ballo i Fratelli Levera forniscono arredi dalle linee semplici arricchiti da elementi dorati con motivi neoclassici, rivestiti con preziosi tessuti in seta color oro e avorio. La decorazione dei Fratelli Mossello richiama strettamente la destinazione d’uso dell’ambiente dedicato alla musica, alla danza e alle feste: fanno capolino infatti dal soffitto a cassettoni e dalle porte maschere carnevalesche, alternate alle onnipresenti rose (in omaggio alla padrona di casa) e putti danzanti e musicanti. La carta da parati in velluto viola con motivi romboidali accresce il contrasto con gli arredi e dona ancora più fascino a questo ambiente, in origine dotato di un pianoforte.

È noto come Vittorio Emanuele detestasse l’etichetta di corte e le formalità: nelle occasioni ufficiali si annoiava, non essendo portato per la musica e il ballo. Alla prima occasione si rifugiava alla Mandria, dove in pieno relax poteva vestire comode giacche da camera e abiti di fustagno, mentre la Bela Rosin quando riceveva gli ospiti amava sfoggiare abiti e gioielli.

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