Sala da pranzo, Appartamenti reali del Castello della Mandria. Foto di Lea Anouchinsky

La Sala da Pranzo

La sala destinata al pranzo è incentrata su temi naturalistici e venatori, cari al re e al suo gusto borghese. Frutti, verdure e trofei di caccia si ritrovano nell’intaglio degli arredi e nelle decorazioni di porte e finestre, così come uccelli e pappagalli sono presenti nella decorazione del soffitto. Il tavolo con le poltrone rivestite in cuoio (sempre della ditta Levera) è funzionale ad un pranzo esteso a molti ospiti, in quanto allungabile fino ad arrivare a 3 metri e 80 di estensione.

Così come i balli, il re detestava anche i pranzi ufficiali con piatti troppo raffinati; quando doveva parteciparvi si fermava pochi minuti, attendeva la prima portata e dopo un rapido assaggio subito si alzava da tavola. Solo al Castello trovava la sua dimensione. La stessa Rosa cucinava per lui piatti robusti della tradizione piemontese, con l’immancabile cacciagione come protagonista, accompagnata da salse e intingoli e innaffiata da buon vino Grignolino.       

Ricca di dettagli venatori è la straordinaria cornice intagliata del dipinto di Marco Lemmi “Riposo dopo la caccia (1869): un doppio ritratto canino commissionato dallo stesso Vittorio all’artista toscano. Una testa di cervo, trofei con selvaggina, armi e strumenti da caccia testimoniano della prima passione del re, con la quale approvvigionava la tavola degli ospiti, seconda solo alla passione per i cani di cui amava circondarsi nelle intere giornate passate all’aria aperta a cavallo e a caccia da solo, o accompagnato dai figli.

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