Sala delle Udienze
Nella sala delle udienze, caratterizzata dal rosso scuro della tappezzeria originale in carta, con grandi fiori vellutati a rilievo, e dal salotto neorocaille in velluto cremisi (Ditta Levera, 1862) il protagonista è il padrone di casa: Vittorio Emanuele II, il re Galantuomo.
In origine arricchita con oggetti da collezione in stile Wunderkammer, per stupire gli ospiti come conchiglie e trofei venatori, domina la sala l’imponente Ritratto a mezzo busto del sovrano in uniforme militare (Artista anonimo, 1862 ca) entro una cornice sormontata dallo stemma sabaudo; sta lì come a ricordare che poco lontano dall’oasi di tranquillità che si era ritagliato in questi appartamenti all’insegna della privacy, incombevano gli impegni ufficiali e l’etichetta di corte.
Figlio primogenito di Carlo Alberto, re di Sardegna, e Maria Teresa d’Asburgo, Vittorio Emanuele nasce a Torino il 14 marzo del 1820. Come erede al trono viene da subito avviato alla disciplina militare, distinguendosi a Goito nella prima guerra di indipendenza. Nel 1849 dopo l’abdicazione del padre, sale al trono e mantenendo in vigore lo Statuto Albertino si conquista ben presto un grande consenso popolare. Come comandante supremo nella seconda e terza guerra di indipendenza è protagonista, con Cavour e Garibaldi, del Risorgimento italiano con cui porta a conclusione il processo di Unificazione Nazionale diventando, nel 1861, il primo re d’Italia. La presa di Roma, nel 1870, lo consacra successivamente “padre della patria”.
A questa dimensione pubblica del personaggio corrisponde la dimensione privata dell’uomo, quella più autentica, caratterizza dalle grandi passioni che permeano questi ambienti: Rosa Vercellana, contessa di Mirafiori e Fontanafredda e sua moglie morganatica dal 1877 e la caccia.
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