Autunno – Le melagrane del fauno

Mezzo uomo, mezzo animale, il fauno barbuto stringe a sé un piccolo putto selvatico e dispettoso che sembra tirargli le orecchie appuntite.

Così, quasi divertito, si gira per prendere ancora un po’ di sole che entra dalle finestre della grande Sala di Diana. Il capo è cinto da una corona di foglie di vite e al di sotto del ventre c’è un festone rigogliosissimo con melagrane, in parte spaccate, tipico frutto autunnale e noto simbolo di abbondanza, fertilità e rigenerazione. Al fianco è appesa una pelle di capro.
Una scultura quasi a tutto tondo che si stacca dalla parete, lavorata con attenzione naturalistica e un tocco veloce che delinea l’espressione marcata del volto del fauno, quasi una maschera grottesca.

È una delle otto erme con satiri e maternità boscherecce, a cornice dei quadri delle Cacce di Jan Miel, parte della decorazione in stucco della sala, realizzata da Bernardino Quadri e maestranze luganesi tra girali d’acanto, trofei di caccia, mascheroni, putti e ninfe.

Bernardino Quadri e maestranze luganesi, particolare, stucco, 1662 circa. Venaria Reale, Reggia, Sala di Diana.

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