Clementina pinxit

La dama con levriero ospite alla Reggia

Maria Giovanna Battista Clementi detta La Clementina (Torino 1690-1761), Dama con levriero (Ritratto di Maddalena La Marmora nata Gontery di Cavaglià?), olio su tela, 1743, firmata e datata sul retro «Clementina Pinxit Taurini 1743». Biella, Palazzo La Marmora, Centro Studi Generazioni e Luoghi – Archivi Alberti La Marmora, in prestito alla Reggia di Venaria, Circolo della Regina.

Il prestito del Ritratto di dama con levriero, tra le opere rilevanti della produzione della “celebre dipintrice”, firmato e datato 1743, proveniente dal Palazzo La Marmora di Biella-Centro Studi Generazioni e Luoghi – Archivi Alberti La Marmora, arricchisce il nucleo di dipinti della Clementina esposti nel percorso di visita della Reggia.

La protagonista appartiene probabilmente alla famiglia Ferrero, che aveva già apprezzato l’attività della Clementina. Potrebbe trattarsi della marchesa Maria Maddalena La Marmora nata Gontery di Cavaglià (1695-1751), che intorno al 1710 era stata “figlia d’onore” di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, soggiornando per alcuni periodi anche alla Venaria.

La dama tiene con la mano destra i lembi dei nastri appena sciolti del copricapo e ci guarda dritto negli occhi con uno sguardo fermo. Un gesto naturale che cattura un fuggevole istante intimo e quotidiano. Una resa capace di dare anche un tono aulico al ritratto che emerge su fondo scuro con bianchi lavorati e cromie pallide, come un cammeo classico. Accanto a lei un affezionato levriero, forse uno sloughi, utilizzato nella caccia alla lepre, tanto in voga in Piemonte e praticata anche dalle dame. Quasi una moderna Diana.

Come scrive Vittorio Natale (vedi scheda di approfondimento e bibliografia in fondo alla pagina), il dipinto si colloca nella piena maturità dell’artista che appare qui avere rielaborato in una sigla personale l’esperienza di ritrattisti internazionali presenti a Torino. In particolare con il pittore svedese Martin van Meytens fu in stretto contatto durante il suo soggiorno torinese del 1728-1729.

Nel Piemonte del Settecento, Clementina si afferma come ritrattista dei sovrani e dell’alta aristocrazia non solo locale. Già nel 1741 il viaggiatore tedesco J.G. Keysler la definisce a Torino “la migliore ritrattista“.

Maria Giovanna Battista Buzana (Bussano, Bussana) detta Clementina, in quanto figlia del chirurgo dei principi di Carignano e nipote del cappellano di Madama reale, aveva verosimilmente potuto contare su un accesso privilegiato a corte. Era una professionista, che con le sue creazioni e “l’esercizio della pittura” riuscirà ad acquisire nel corso degli anni un notevole patrimonio, come riconobbe lo stesso marito, il mercante Clementi, da cui la pittrice prende il nome, nominandola nel 1744 erede nel testamento.

Abitava nel palazzo torinese dei conti Roero di Guarene in piazza Carlina, con il marito e i numerosi figli, almeno 11, a due dei quali insegna il mestiere: Fedele e Teresa.

Il profilo biografico e stilistico della pittrice resta però per tanta parte ancora sfuggente, soprattutto per la formazione (forse presso i piemontesi Curlando, artisti di corte già attivi per i principi di Carignano) e per il presunto soggiorno romano.

Certo è che nel 1733 era stimata dal cardinale Alessandro Albani, protettore a Roma degli artisti piemontesi, che scriveva al ministro sabaudo Ferrero d’Ormea raccomandandogli il mercante Clementi in quanto “marito di Giovanna celebre dipintrice“. Già a quella data poteva, d’altronde, vantare un importante legame con l’architetto Filippo Juvarra. Nel 1723 il ministro degli esteri Solaro del Borgo riconoscendo che in Piemonte “non c’erano pittori abbastanza abili per fare un buon ritratto” si era infatti rivolto a Juvarra che aveva consigliato la Clementina per un ritratto da inviare a Parigi (Juvarra nel 1727 risulta anche padrino di una figlia dell’artista).

La sua produzione documentata con continuità dal 1722-1723 al 1755 riguarda principalmente ritratti di personaggi della famiglia reale, spesso replicati e inviati come doni diplomatici nelle corti europee. Copie e sovrapposizioni attributive con altri ritrattisti attivi in quegli anni complicano ulteriormente la definizione del catalogo delle sue opere e la comprensione del suo percorso stilistico. Una produzione segnata dai modelli della ritrattistica francese e fiamminga noti in Piemonte (da Anton Van Dyck a Hyacinthe Rigaud e Nicolas de Largillière) e dal perfezionamento maturato sul confronto diretto con i ritrattisti presenti a corte. E al decisivo rapporto con Meytens rimanda Il ritratto di dama ora qui esposto nella sala del Circolo della Regina, in dialogo con il grandioso ritratto del pittore svedese raffigurante un anziano Vittorio Amedeo II in maestà.

Con l’arrivo di questo dipinto si accresce dunque il nucleo di opere della Clementina presenti nel percorso di visita, scalate tra gli anni venti e quaranta, quasi a richiamarne l’attività ritrattistica destinata alla Venaria, documentata da un pagamento del 1726 per un “ritratto di Sua Maestà” collocato nel Gabinetto di toeletta.

La Clementina è infatti di casa fin dalla mostra inaugurale della Reggia del 2007 quando, grazie a importanti prestiti, vennero esposti una decina di ritratti attribuiti alla pittrice, alcuni restaurati dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Di quella esposizione restano ancora oggi nel percorso di visita due opere attribuite alla pittrice. A queste se ne sono aggiunte altre nel corso degli anni, tra le quali il Ritratto di Polissena d’Assia della palazzina di Stupinigi, divenuto anche un’immagine pop per la campagna di comunicazione della Reggia nel 2016. Recente acquisizione è il Ritratto di Carlo Emanuele III esposto nella sala che ospita un nucleo di arredi del Museo Accorsi- Ometto di Torino. Nella camera di parata del re il Ritratto equestre di Vittorio Amedeo II proveniente dal Palazzo La Marmora di Biella chiude idealmente questo percorso aperto dalla Dama con levriero proveniente dalla stessa sede.

Il prestito rientra nell’ambito del progetto “Percorsi sabaudi tra la Reggia di Venaria e Palazzo La Marmora”. 

Silvia Ghisotti, capo conservatore, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Reggia di Venaria
Clara Goria, storica dell’arte, Centro studi e ricerca delle Residenze Reali Sabaude

Approfondimenti

Vittorio Natale, Scheda di approfondimento sull’opera, marzo 2022 (pdf)

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