Camera da letto di Rosa Vercellana, Appartamenti reali del Castello della Mandria. Foto di Lea Anouchinsky

La Camera da letto di Rosa Vercellana

Le rose e i fiori dipinti nel soffitto a cassettoni e sui battenti della porta e gli arredi neo barocchi, laccati in delicati toni pastello, dichiarano la destinazione originale dell’ambiente, tradizionalmente riservato a Rosa Vercellana, la padrona di casa.     

Sorprende non ritrovare in quest’ambiente, così come in tutto l’Appartamento, un ritratto della Bela Rosin, come la chiamavano i piemontesi. Eppure le cronache ci hanno lasciato una bella descrizione di lei: «Nel 1865 la contessa aveva poco più di 32 anni ed era molto bella… con occhi vivacissimi, capelli lucenti, incarnato perfetto…non aveva molto gusto nel vestire: le piacevano i colori chiassosi e i gioielli appariscenti, dei quali faceva sfoggio». Questa penuria di ritrattistica a lei dedicata, circoscritta a qualche raro esemplare e ad alcune fotografie, è un chiaro segnale della damnatio memoriae che colpì la sua persona alla morte del re, quando la volontà di creare il mito del “Padre della Patria” rese la sua figura alquanto scomoda.

Vittorio Emanuele morì a Roma il 9 gennaio 1878 stroncato da una polmonite e da quel momento la contessa fu messa in disparte; Umberto I procedette alla vendita degli Appartamenti e a lei non rimase che trasferirsi a Pisa, presso la figlia Vittoria, ove morì nel 1885.

Casa Savoia vietò che Rosa venisse sepolta al Pantheon, non essendo mai stata regina: in aperta sfida alla corte i figli fecero quindi costruire a Torino Mirafiori Sud una copia del Pantheon in scala ridotta, poi soprannominata il “Mausoleo della Bela Rosin”.

Gli Appartamenti Reali di Borgo Castello raccontano questa storia: la storia del primo re d’Italia e del nido d’amore che ha voluto per Rosa e per i suoi figli. Assume quindi un significato diverso rispetto alle altre residenze di corte “ufficiali”, come Moncalieri e Racconigi.

Nella sua unicità è una residenza di campagna legata alla moda di metà Ottocento, espressione di un prezioso, omogeneo e compiuto progetto che aderisce sostanzialmente a un modello borghese d’impronta europea, anche se in una dimensione più aulica dovuta alla committenza.

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