Il ritorno della ‘Primavera’. Venaria-Torino A/R

Le ‘Stagioni’ scolpite di Martinez nel Rondò alfieriano

Simone Martinez (Messina 1689-Torino 1768), La Primavera, 1741-1752, marmo bigio di Frabosa, altezza 235 cm. Reggia di Venaria, Rondò della Galleria piccola.

Chi oggi raggiunge il Rondò della Galleria piccola progettata dall’architetto Benedetto Alfieri nel 1751 immagina che anche le statue delle Stagioni siano al loro posto da allora. Invece le quattro sculture hanno vissuto varie peripezie, come tutte le opere della Reggia di Venaria.

È infatti recente il loro ritorno nelle nicchie di questo luminoso e raccolto teatro di marmo. Orientate diagonalmente, ci accolgono in questo punto di snodo lungo il percorso aulico, che qui ruota di 90 gradi, tra la manica della Galleria Grande e quella che porta alla Cappella di Sant’Uberto e alle Scuderie juvarriane.

La giovane figura femminile allegorica della Primavera, inghirlandata di fiori, con delle rose nella mano destra, alza il braccio sinistro tenendo una campanula, quasi suonasse per il risveglio della natura. Con un movimento lieve e morbido, come un passo di danza, in contrappunto alla serrata figura dell’Inverno, dà ritmo al girotondo delle Stagioni. Una leggerezza e una grazia rococò in stacco dalla monumentalità aulica dei Dottori della Chiesa di Giovanni Baratta in bianco marmo di Carrara, che si possono vedere in Sant’Uberto. Le Stagioni sono invece scolpite in marmo bigio di Frabosa, percorso da pronunciate venature, estratto nei territori sabaudi.

Ma cominciamo dall’inizio. Le quattro Allegorie vengono commissionate dal re Carlo Emanuele III al messinese Simone Martinez, che vantava un’importante parentela: era nipote di Filippo Juvarra. Giunto da Roma a Torino nel 1736 e nominato il 22 marzo Scultore in marmi, dal 1738 avviava il Regio Studio di scultura.

La prima destinazione delle sculture era la Galleria della regina, poi detta del Beaumont, in Palazzo Reale, nell’ambito di un programma decorativo incentrato sul tema della natura, comprendente anche gli ovati di Martinez con i Quattro Elementi. Modificato però il progetto, le statue delle Stagioni, in lavorazione nel 1741, sono trasportate e collocate nel Rondò, tra 1752 e 1753, dai giovani dello Studio di scultura che ne rifiniscono l’installazione, lustrando e ritoccando i marmi. Nel disegno esecutivo del misuratore G.G Bays, predisposto per Alfieri nel marzo 1753 per le nicchie con piedistalli in marmi policromi destinate ad accoglierle, è schizzata una statua che assomiglia alla Primavera, non senza discordanze che ne complicano la già non lineare vicenda ricostruita da Paolo Cornaglia dal 1992.

La storia tuttavia riserva alle quattro statue un nuovo viaggio nella capitale quando, durante l’occupazione francese nel 1798, la Reggia di Venaria viene abbandonata e, esclusa dalla residenze imperiali di Napoleone, spogliata di tutti i suoi arredi. Le ritroviamo nel 1811 nel Giardino Imperiale del Palazzo di Torino, dopo essere state restaurate dallo scultore Giacomo Spalla, direttore del Museo di scultura, e qui, vicino alla Fontana dei tritoni di Martinez (1755-1758), rimangono quasi due secoli, esposte agli agenti atmosferici.

Intanto il Rondò resta vuoto, e con la Galleria piccola adibito a teatro nell”800, quando la Reggia è destinata a usi militari; nel 1908 la volta è decorata da modeste pitture poi rimosse.

Infine, nell’ambito dello straordinario recupero del complesso della Venaria Reale, viene concordata la restituzione delle Stagioni e, grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni artistici e culturali di Torino, le statue restaurate (Cooperativa per il Restauro di Milano) affrontano una terza migrazione per essere ricollocate nel Rondò su nuovi basamenti copie degli originali. Anche il pavimento marmoreo a stelle in marmo bianco e verde di Susa ripropone quello originario smantellato nel 1811 e riutilizzato nella Galleria del Beaumont, oggi Armeria Reale. Con la riapertura al pubblico della Venaria nel 2007, il Rondò con le Stagioni diventa uno dei punti più ammirati della Reggia contemporanea, dove ritroviamo nella Galleria Grande l’installazione sonora di Brian Eno Music for the Great Gallery of Venaria ispirata anche alle stagioni dell’anno.

Silvia Ghisotti, capo conservatore, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Reggia di Venaria
Clara Goria, storica dell’arte, Centro studi e ricerca delle Residenze Reali Sabaude

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