Intorno a Napoleone

Storie in marmo e in bronzo

Giacomo Spalla (Torino 1776-1834), La battaglia di Marengo, marmo bianco di Carrara, 1807-1810, 123 x 147 x 17 cm. Nichelino (Torino), Palazzina di Caccia di Stupinigi, in deposito alla Reggia di Venaria, sala napoleonica.

Dal 5 maggio, in occasione del bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte, la Scuderia juvarriana ospita una piccola esposizione a tema intorno alla Carrozza di gala napoleonica della Palazzina di Caccia di Stupinigi, opera del carrozziere parigino Jean-Ernest-Getting del 1805-1810, restaurata dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale. Si lega idealmente alla sala dedicata alla Venaria in epoca napoleonica nel percorso di visita permanente della Reggia.

Come scrive Andrea Merlotti, Napoleone si recò alla Venaria il 26 aprile 1805 nel corso del suo breve soggiorno a Torino, allora capoluogo di dipartimento francese. In visita a un complesso che doveva apparirgli non dissimile dalle riprese delle vedute acquarellate di Carlo Randoni, «Architecte National à Turin», verso il 1801.

La Reggia di Venaria però, a differenza di Palazzo Reale, della Palazzina di Stupinigi e di Villa della Regina, non venne inserita tra le dimore imperiali. E nel 1798 l’occupazione francese segnò la sua fine come residenza di corte e l’inizio di una destinazione principalmente militare. Assegnata alla Legione d’Onore fu considerata un serbatoio di opere da riutilizzare per fare belle le altre dimore o da vendere all’asta. Uno smantellamento progressivo, in anni di sistematiche spoliazioni e dispersioni. È così che presero la via per Torino dipinti, sculture, arredi, dalle preziose lacche dei Gabinetti cinesi ai pavimenti marmorei della Grande e della Piccola Galleria.

Tra gli artisti dell’epoca, lo scultore torinese Giacomo Spalla, nel soggiorno romano entrato in rapporto con Canova, ebbe un ruolo centrale nel riconfigurare il patrimonio scultoreo delle residenze, come ricostruito dagli studi di Paolo Cornaglia e Vittorio Natale. Nella tela ora esposta in Scuderia lo scultore è ritratto mentre lavora al perduto busto di Omero, donato nel 1811 al ministro Pierre Daru. Al servizio dell’Impero fu direttore del Musée Imperial de Sculpture, autore di diverse opere, adattamenti e restauri. Nel suo studio passarono sculture come le Stagioni di Simone Martinez della Venaria e nacquero nuove creazioni come i due rilievi in marmo bianco di Carrara, che si ammirano nella sala napoleonica della Reggia.

La Battaglia di Marengo e l’Incoronazione di Giuseppina, insieme alle Battaglie di Jena e di Austerlitz (Stupinigi, Palazzina di Caccia), rimandano all’ambizioso e incompiuto progetto celebrativo commissionato nel 1806 per la Galleria Beaumont del Palazzo Imperiale già Reale di Torino: quattro rilievi, con i rispettivi bozzetti in terracotta (Torino, Galleria Civica d’Arte Moderna) e i gessi inviati a Parigi per l’approvazione (Castello di Malmaison), sostituiti dopo la Restaurazione da altri con le vittorie dei Savoia.

Apre la serie la Battaglia di Marengo, combattuta il 14 giugno 1800, durante la seconda campagna in Italia contro gli Austriaci. Tra i luoghi decisivi per il mito napoleonico, che ispirò persino la ricetta del «pollo alla Marengo» descritta da Artusi. Nel rilievo domina in primo piano Napoleone a cavallo che guida la carica delle truppe, in prospettiva sullo sfondo; alla sua sinistra, la morte eroica del generale e amico Desaix. Per una resa documentaria Spalla studiò anatomie, scheletri equini, armi, divise, stampe di battaglie e guardò alle aeree ed esatte riprese delle campagne napoleoniche del pittore Giuseppe Pietro Bagetti, come quelle esposte in Scuderia e alla mostra Una infinita bellezza in Citroniera.
L’Incoronazione di Giuseppina deriva invece dal noto dipinto di Jacques-Louis David al Louvre ed esibisce una raffinata tecnica da medaglista che dichiara la collaborazione di Amedeo Lavy.

Sempre a Spalla, autore di busti napoleonici su modello di Antoine-Denis Chaudet, è attribuito il classicissimo marmo di Bonaparte come imperatore romano, con alloro e corona ferrea di re d’Italia (Torino, Palazzo Reale).

Meno aulica l’immagine di Napoleone che possiamo osservare nella riduzione in scala 1:24 (Torino, Armeria Reale) in legno e bronzo della Colonna Vendôme di Parigi. Sono note le vicende del grandioso monumento innalzato nel 1810, con le ultime battaglie della Grande Armata a bassorilievo come una nuova colonna Traiana, abbattuto nel 1871 all’epoca della Comune di Parigi e poi ricostruito. La riproduzione del 1832 qui esposta ce ne restituisce un particolare momento, al tempo del revival napoleonico durante il regno di Luigi Filippo: alla sommità, non più l’originario Napoleone in veste di Cesare di Chaudet, ma la statua di Charles Émile Seurre come piccolo caporale, con feluca e redingote, nella sua rappresentazione più iconica, in posa con la mano nel gilet.

Silvia Ghisotti, capo conservatore, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Reggia di Venaria
Clara Goria, storica dell’arte, Centro studi e ricerca delle Residenze Reali Sabaude

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