Paesaggi a perdita d’occhio

Le Cacce di Jan Miel

Jan Miel (Beveren, 1599 circa-Torino, 1664), L’Assemblea, olio su tela, firmato e datato 1660, cm 235×379,5. Reggia di Venaria, Sala di Diana, parete sud (in comodato da Musei Reali di Torino – Galleria Sabauda).

Nella Citroniera Juvarriana, ricovero invernale per aranci, limoni e bergamotti, è stata appena inaugurata Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea, la mostra dell’anno Green dedicato alla natura e all’ambiente.

In quanto residenza di caccia, fin dalla sua creazione a metà Seicento la Reggia di Venaria è stata strettamente connessa al territorio e gli architetti che si sono susseguiti, da Amedeo di Castellamonte in poi, hanno sempre considerato inscindibili il palazzo e il paesaggio circostante. Non solo quindi la natura progettata dei Giardini, ma l’intera corona delle Alpi con lo svettante Monviso e il fitto bosco del parco della Mandria entrano nella Reggia attraverso le vedute a cannocchiale, lungo l’infilata delle sale e gli affacci sull’esterno, in una osmosi tra paesaggio e architettura.

Ma c’è una sala in particolare nella quale questo legame è più stretto, quella di Diana, attraversata dalla direttrice che dal borgo corre fino al Tempio di Diana, termine ultimo dei giardini ma non dell’orizzonte che si estende a perdita d’occhio.

Lungo le pareti della grande sala secentesca, con vista sulle montagne e sui territori allora destinati alla caccia, si compone un diorama di paesaggi dipinti. Un panorama di vedute mutevole nel tempo, nel corso delle stagioni o di una giornata intera.

Sono le 10 grandi tele con le Cacce del fiammingo Jan Miel, chiamato da Roma nel 1658 come primo pittore ducale, scalate dal 1659 al 1661. I segni dei colpi di sciabola inferti a fine Seicento e lo stato conservativo ne raccontano la complessa storia. Disperse in più sedi (Castello di Moncalieri, Galleria Sabauda, Villa Reale di Monza, Palazzina di Stupinigi), ricomposte nel 1934 come serie nel Museo civico di Palazzo Madama, per l’apertura della Reggia nel 2007, dopo il restauro del Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, sono state ricollocate secondo l’originario progetto.

Riallestite lungo il registro inferiore, entro le cornici in stucco del luganese Bernardino Quadri, raffigurano la caccia al cervo, ripresa nelle sue fasi principali  in 6 scene, scandite dai suoni dei corni, e le battute a cinghialeorsovolpe lepre.

Qui Diana dea della caccia e della luna è in piena fusione con la natura di cui è protettrice. Su tutto risalta la dimensione del paesaggio. Nella macchia ombrosa e più folta ripresa prima dell’alba, protagonista della lacunosa tela l’Andar al bosco, fino alla veduta nella Curea, fase conclusiva della caccia, ambientata sotto un nuvoloso cielo dai toni rosati del tramonto. Sequenze ritratte fin nei dettagli più crudi con la naturalezza sperimentata dal pittore a partire dagli esordi romani bamboccianti, con l’uso di un accentuato chiaroscuro e la consuetudine a tradurre il mito in realtà, con brani di genere disseminati nelle tele più affollate, creando quadri come finestre aperte. Profonde vedute con cieli atmosferici, pulsanti di luce, borghi e rovine, fronde, acque, riprese invernali e più miti paesaggi.

Miel dipinge più sul filo della memoria e della cultura romana che da Agostino Tassi ai francesi Gaspard Dughet e Claude Lorrain aveva posto l’accento su una visione e un senso del paesaggio più autonomi e liberi, come già evidenziato dagli studi di Giovanni Romano e Carla Enrica Spantigati. Vedute digradanti e morbide, ancora memori della campagna laziale. Del resto, le fonti ci tramandano di un malinconico e annoiato Miel, al punto di ammalarsi per la lontananza dall’amata Roma, dove non fece più ritorno. Nella decorazione della sala di Venaria, infatti, lascerà una delle sue ultime opere, unendo mito, storia, realtà e natura.

Dal nucleo originario della residenza al Grand Tour della mostra in corso nella Citroniera, un percorso dal Seicento al contemporaneo, nel segno del paesaggio.

Silvia Ghisotti, capo conservatore, Consorzio delle Residenze Reali Sabaude, Reggia di Venaria
Clara Goria, storica dell’arte, Centro studi e ricerca delle Residenze Reali Sabaude

Guarda la scheda dell’opera e delle altre opere della sala 16, Sala di Diana, nella sezione Collezione.

Ammira le opere nella Sala di Diana, grazie alla visita virtuale.

Approfondisci con la lettura della scheda Residenze Reali, riserva e risorsa ambientale (pdf).

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