Un viaggio sentimentale in nove tappe, nove idee, nove storie, nove spazi presentati con uno sguardo insolito. Non un semplice giro per sale e gallerie di una reggia, ma il racconto di un luogo attraverso i sentimenti e le idee che suggerisce. Un luogo che è, insieme, architettura, residenza, progetto urbanistico, metafora, utopia e simbolo di potere, frutto di una visione che, con la sua stratificazione orizzontale di stili ed epoche, rimane contemporanea a ogni tempo che attraversa.
Le parole, seppur piccole, contengono immagini, anche le più immense. Contengono emozioni e sentimenti, anche se gli uni e le altre sono infinitamente grandi, indefinibili. Contengono tutto il passato e il futuro e costruiscono le storie in cui possiamo riconoscerci.
Nove parole come isole, che formano un arcipelago da visitare.
Ideazione e voce: Gian Luca Favetto
Graphic design: Leandro Agostini
Editing: Gianluca Negro
Un progetto del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude
3 – VISIONE
Il luogo della rappresentanza, il cuore del corpo architettonico… della Venaria… Bisogna alzare gli occhi fino alla volta e ruotare su sé stessi, osservando i tre ordini di immagini, quadri e affreschi come fossero palchi… Come in un teatro del mondo…
Peraltro, definirla architettura è riduttivo: è piuttosto una visione, e lo capisci esattamente in questo luogo, da questo punto di vista.
È qui che batte il cuore della visione, un cuore che è, al tempo stesso, al centro e sulla frontiera, luogo di passaggio tra epoche, stanze, pubblico e privato, e persino fra punti cardinali.
Si chiama Sala di Diana – perché è dedicata a Diana cacciatrice, ricordando che la Reggia è nata come residenza di caccia e piacere…
Come tutte le sale, ha pareti e finestre, ma questo luogo, grazie a un gioco di prospettive, comincia ben al di là delle sue pareti e delle sue finestre. Comincia a Est, molto a Est, laggiù, in cima alla collina, quella di Superga, dove si staglia la Basilica voluta da Vittorio Amedeo II, progettata dall’abate Filippo Juvarra; e finisce, come finiscono le visioni -con un certo struggimento-, a Ovest, molto a Ovest, là dov’è il tramonto al cospetto delle montagne.
Questa sala è il perno di una direttrice, di un lungo percorso… e non intendo tanto il percorso di visita della Reggia, anche, ma non solo… è che questa sala contiene tutti i chilometri che occorrono per andare da Est a Ovest, da Superga fino alle montagne verso la Francia.
Da qui, piantati bene i piedi in terra per continuare il cammino, e la testa ben alta per far volare lo sguardo e i pensieri, si può constatare una verità poetica, dunque visionaria: parafrasando tre versi folgoranti di Vicente Huidobro, immaginifico poeta cileno, un giramondo vissuto nella prima metà del Novecento, qui scopri che: “I quattro punti cardinali/ sono tre/ l’Est e l’Ovest”.
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