Zolle Reali. Le stagioni dei Giardini – Primavera

Il racconto, in divenire, della primavera nei Giardini della Reggia di Venaria e nel Parco della Mandria attraverso le foto di Dario Fusaro e le parole di Alberto Fusari

Sessanta scatti, stagione per stagione, sessanta fondali tutti da “sfondare”. Da frugare, scrutare, toccare. Finché non resti un po’ di terra tra le dita. I Giardini si raccontano: hanno tredici anni, molti segreti e voglia di farsi notare. Persino La Mandria, nel fitto dei suoi boschi, è in vena di confidenze. Ogni scatto una zolla, insieme compongono i paesaggi della Venaria Reale. Un caleidoscopio di piccoli mondi sospesi tra antiche memorie e nuove avventure. In tanta esuberanza potreste anche perdervi: nessuna paura, meglio così.

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Risvegli primaverili alla Venaria: si schiudono i germogli e i caprioli assaggiano qua e là, sfregando le loro corna nuove contro le cortecce. Bellissimo vederne un branco all’alba, fin troppo facile in questi mesi di inusuale tranquillità, ma per il giardiniere può essere un problema. Protezioni per i giovani piantini, qualche siepe spinosa e specie poco appetibili vengono in aiuto: lavande, spiree, ortensie e Cornus sanguinea pare facciano storcere il naso. Ben sapendo che il giardino insegna la convivenza e le lotte possibili sono soltanto quelle ad armi pari.

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Giardinieri funamboli per la “tosatura” dei tassi nel Giardino a Fiori. Queste alte colonne richiedono due arrampicate l’anno, a fine inverno e fine estate, e il taglio è rigorosamente a mano con cesoie ben affilate. La varietà scelta ha già di suo un portamento fastigiato e interventi leggeri, ma costanti, la mantengono compatta senza ricacci eccessivi. In rigorosa processione, simili senza mai essere del tutto identici, i grandi tassi della Venaria dettano il calendario dei lavori: una di quelle ricorrenze speciali che segnano una stagione. Quasi un rituale.

.Taxus baccata “Fastigiata” (pdf)

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Nuvole rosa a bassa quota: oltre quattrocento ciliegi in fiore sono il primo e per nulla timido segnale della stagione che avanza. I loro sbuffi evanescenti, sospesi sui tronchi scuri, confondono e al contempo esaltano i rigori dell’impianto. I Prunus ornamentali sono tantissimi, ma alla Venaria crescono alcune specie selezionate con cura, particolarmente forti e autosufficienti: piantarle in massa è servito a dare struttura, più di qualsiasi collezione botanica. Quando si progetta un giardino trama ed episodi devono restare ben distinti: ci penserà il tempo a confondere le cose.

.Prunus subhirtella (pdf)

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Un’immensa scacchiera di prati ed aiuole in quadrati sempre più piccoli: ogni orto ha la sua geografia e dettagli quasi impercettibili orientano le scelte del giardiniere. Microscopiche vene d’acqua, un po’ di sabbia che affiora, leggerissime correnti d’aria possono fare la differenza. Viali, pergole, vasche ne stemperano la rigorosa funzionalità, come nelle migliori tradizioni del Potager Royal. Dopo le laboriose pulizie di fine inverno tutto è in ordine, rassettato, rinnovato, pronto ad accogliere le euforie della primavera.

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Pomodori, spinaci, fagioli e fagiolini; insalate, sedani, bietole e piselli: a inizio marzo le semine si fanno frenetiche in serra. Giusto un velo di terriccio in attesa dei germogli e poi dagli alveoli i piantini traslocheranno direttamente all’aperto. L’orto è così, simile ad uno stupefacente gioco di prestigio: ogni anno dal vuoto riesplodono arruffi di foglie, fiori ed ortaggi in combinazioni sempre diverse. Anche se potrebbe sembrare, nulla è casuale: tattiche precise, calendari serrati e monitoraggi continui ne scandiranno la vita fino al ritorno dei freddi.

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Intricate coreografie alle luci dell’alba: i susini distendono le loro chiome fiorite e ben potate come in una danza. Sono piante di “Ramasin”, una specie antica che pare sia arrivata in Piemonte con i Saraceni nell’Alto Medioevo e che altrove in Italia è quasi sconosciuta. La piccola collezione della Venaria raccoglie endemismi delle nostre campagne ormai pochissimo coltivati. Eppure, insieme a fichi, gelsi, nespoli e uve fragole, potrebbero diventare l’avamposto del frutteto contemporaneo, fatto di piante resistenti alle siccità e senza malattie. Provare per credere.

.Prunus domestica subsp. insititia “Ramasin di Pagno” (pdf)

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Filari di peri da fiore abbracciano i frutteti della Venaria, accompagnando lo sguardo verso la parte alta del parco. Lo spettacolo si ripeterà in autunno, anche se a tinte più strong, quando le chiome infuocate confermeranno le molteplici virtù di questa pianta. In quanto ad autogestione, infatti, non la batte nessuno: radici forti che resistono alla siccità, trattamenti e potature non necessari. Per natura cresce piramidale, ben diversa dalle morbidezze dei ciliegi sullo sfondo. Unica pecca: i piccoli frutti dicono poco. Almeno a noi, perché schiere di uccelli mostrano di apprezzare.

.Pyrus calleryana “Chanticleer” (pdf)
.Prunus serrulata (pdf)

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Deleterio il secco di questi ultimi anni, anche in inverno: spesso miete più vittime del gelo. I carpini di siepi e palissades che non ce l’hanno fatta vengono sostituiti all’inizio della primavera, si chiama in gergo tecnico “piantumazione di reintegro”. Una leggera potatura subito dopo la messa a dimora e una seconda verso fine estate garantiscono crescite compatte; innaffiature generose e uno strato non troppo spesso di pacciame soccorrono nei primi tempi. Qualche caduto sul campo d’altronde è normale: il giardino è vita, con il suo inevitabile ciclo di perdite e nuovi arrivati.

.Carpinus betulus “Pyramidalis” (pdf)

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Gli unici assembramenti che ci piacciono sono quelli delle rose. Nel Giardino Inglese il colpo d’occhio è mozzafiato: sulle pergole s’arrampicano centinaia di “Albéric Barbier”, con i fiori stropicciati che risaltano tra il fogliame lucido e scuro. Semi-sempreverde, resistente al mal bianco, non rifiorente ma generosissima, a suo agio anche nelle esposizioni a nord, è una rosa sulla quale si può sempre contare. Evidentemente più della vicina “Marie Pavie”, che cresce in piccoli roseti non proprio esuberanti. Al di là nei nostra desideri, ogni giardino suggerisce con chiarezza che cosa preferire.

.Rosa “Albéric Barbier” (pdf)
.Rosa “Marie Pavie” (pdf)

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Una strada si snoda tra grovigli di bosco alla Mandria. In primavera fioriscono i ciliegi selvatici e le ripe più umide si ricoprono di anemoni e aglio orsino. I veri protagonisti, però, restano i nuovi verdi dei germogli di querce, carpini, aceri campestri, noccioli e qualche olmo superstite: non c’è risveglio più bello. I rami si chiudono a formare una volta: se ben monitorati, ripuliti dal secco e non troppo stressati con potature continue, gli alberi possono convivere con il nostro passaggio. Una lezione importante per chi s’ostina a mortificarli.

.Prunus avium (pdf)
.Quercus robur (pdf)
.Corylus avellana (pdf)

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Piantagioni in corso prima dei caldi: i Giardini sono un grande work in progress e ogni anno si trasformano un po’; è la sfida avvincente che offre un luogo scomparso e in parte ancora da reinventare. Bordate di lavanda, alcune aiuole “rigate” alternano cardi, salvia nemorosa e calamagrostis a strisce di prato. Una nuova specie completerà ora il quartetto, con il suo fogliame color chartreuse, le cortecce che si sfogliano e i piccoli fiori bianchi amati dalle api. La tavolozza è decisamente pop, in accordo con l’esuberanza degli orti lì a fianco.

.Physocarpus opulifolius “Nugget” (pdf)

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Atmosfere tropical alla Venaria: i foglioni delle strelitzie e le fronde leggere della “palma regina” sembrano uscite da un quadro di Rousseau. Arrivate pochi mesi fa e trapiantate in grandi vasi, affolleranno gli interni ben riscaldati della Citroniera, proprio come usava un tempo. Prendono il posto di ulivi e oleandri, favoriti dal cambiamento climatico: le loro chiome sempreverdi extra-size le obbligheranno però ad una vita stanziale, senza andirivieni dentro e fuori la serra. D’altronde, sotto i grigi cieli del nord, qualche “follia” esotica aiuta a mantenere il buon’umore.

.Strelitzia alba (pdf)
.Arecastrum romanzoffianum (pdf)

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Dune sotto la luna: le forsizie ammantano la scarpata che separa il Parco Alto da quello Basso. Il loro giallo è schietto e oggi un po’ fuori moda, ma pochi altri arbusti riescono a dare altrettanto senza chiedere quasi nulla. I soliloqui non fanno per loro, soprattutto nei vasti spazi della Venaria: meglio piantarle in quantità, a grandi macchie, proprio come le spiree che crescono lì vicino e fioriscono circa un mese dopo. Per i più sofisticati ne esistono rare varietà giallo pallido, ma in fondo un po’ di casereccia allegria sa rendere il giardino ancora più attraente.

.Forsythia x intermedia (pdf)

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Vasetto dopo vasetto, le fragole ripopolano i cassoni dell’orto. Sono perenni, ma ogni quattro o cinque anni occorre rinnovarle perché ormai stanche e impoverite. Il terriccio viene arieggiato e concimato, un po’ di torba ristabilisce la giusta acidità, un telo è steso a difesa dalle erbacce e le piante tenute un po’ rialzate per evitare marciumi. Le varietà scelte sono rifiorenti, i frutti matureranno e profumeranno per tutta l’estate. Tanto sole, acqua in quantità ma senza eccessi, stoloni periodicamente eliminati e il gioco è fatto. Per un giardino di pochissime pretese ed elegantissimo understatement.

.Fragaria (pdf)

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Tripudi di rose a sfatare un tabù: in giardino il giallo non pallido da sempre desta sospetti. La varietà scelta per le pergole dell’orto ha un colore volutamente audace, con corolle stradoppie che s’aprono cariche e man mano sbiadiscono. Per il resto si è andati sul sicuro: è un rampicante del noto rosaista inglese David Austin, profumatissimo, vigoroso e sano. Con l’innegabile pregio di non svuotarsi alla base, anche se coltivato in vaso. Tanto per ribadire il concetto, nei Giardini cresce un’altra celebre rosa gialla dello stesso ibridatore. Al visitatore la non troppo ardua ricerca

.Rosa “The Pilgrim” (pdf)
.Rosa “Graham Thomas” (pdf)

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