La Venaria Reale non è solo un giardino, ma un vero paesaggio e l’essenzialità di prati, siepi e chiome non fa che rimarcarlo. Ogni anno fiori e aiuole ripetono lo show, ma nel frattempo la trama verde ha messo radici profonde e plasmato gli spazi. Le sculture di Giuseppe Penone sono ormai parte di questa ossatura e paiono le tracce di un passato lontano, simili a fossili provenienti da giardini scomparsi o boschi ancestrali. Immerse in una natura “viva”, si animano pure loro e ci insegnano a scorgere una bellezza non sempre vistosa e evidente.
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La Venaria Reale non è solo un giardino, ma un vero paesaggio e l’essenzialità di prati, siepi e chiome non fa che rimarcarlo. Ogni anno fiori e aiuole ripetono lo show, ma nel frattempo la trama verde ha messo radici profonde e plasmato gli spazi. Le sculture di Giuseppe Penone sono ormai parte di questa ossatura e paiono le tracce di un passato lontano, simili a fossili provenienti da giardini scomparsi o boschi ancestrali. Immerse in una natura “viva”, si animano pure loro e ci insegnano a scorgere una bellezza non sempre vistosa e evidente.
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Nelle afe dell’estate la peschiera sembra un grande stagno, avvolto da giunchi e chiazzato dalla vegetazione spontanea. In realtà è più giardino che mai: il penniseto cresce folto sui bordi e gruppi di ninfee galleggiano sul pelo dell’acqua, piantate in tinozze sommerse. Aceri e gelsi, liquidambar e sofore del Giappone, fiorite adesso, punteggiano le rive; una tripla siepe di carpino cinge la vasca. Continue sperimentazioni botaniche e rigorosamente biologiche sono condotte per contrastare le alghe: tutto pare immobile, eppur si muove. Guizzi e gracidii confermano.
.Acer campestre (pdf)
.Liquidambar styraciflua (pdf)
.Morus alba (pdf)
.Nymphaea sp. (pdf)
.Pennisetum alopecuroides (pdf)
.Sophora japonica (pdf)
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Nelle penombre del Parco i bordi di ortensie diventano protagonisti dell’estate. Le varietà di Hydrangea macrophylla ostentano colorazioni accese, che il terreno non certo acido tende a fare virare più al rosa che al blu. L’Hydrangea arborescens “Annabelle” resiste anche ad esposizioni soleggiate e dà spettacolo a lungo: i grandi fiori bianchi nascono e invecchiano color verde acido. L’unico inconveniente è che ricadono a terra, soprattutto con le piogge: potature non troppo radicali d’inverno e leggere spuntature in maggio possono ristabilire un po’ di ordine.
.Hydrangea arborescens (pdf)
.Hydrangea macrophylla (pdf)
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Un mare argento e viola lambisce gli orti: stachys e salvia nemorosa in grandi gruppi si ripetono a perdita d’occhio. La sagoma massiccia dei tassi sembra quasi una zattera e gli sbuffi dei bambù una bandiera issata al vento. Gli attuali tripudi non sono affatto scontati: pur essendo una pianta facile, questa salvia ha patito in passato di seri attacchi fungini sotto i colpi del caldo e dell’umidità. Un maggior sesto d’impianto, irrigazione rasoterra e mai sul fogliame e qualche passata di zolfo hanno permesso di sconfiggere il nemico.
.Salvia nemorosa “Caradonna” (pdf)
.Stachys lanata (pdf)
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Non sempre occorrono fiori. Nel pieno dell’estate nulla è più piacevole e spesso più elegante di un gioco di verdi, di una trama di foglie varia, fresca e misteriosa. La contrapposizione tra le chiome libere dei tigli e quelle potate dei tassi rende dinamica la scena: le topiature verranno di nuovo spuntate a fine stagione, ma per ora confondono gradevolmente i contorni con i loro giovani getti chiari. Dopo aver assistito al triste spegnersi di un altro giardino storico, sulla collina torinese, il celebre Ercole Colosso è tornato alla Venaria, testimone silenzioso di crolli e rinascite.
.Taxus baccata (pdf)
.Tilia cordata (pdf)
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Trollius e cardi sono un’accoppiata vincente: i loro tripudi durano a lungo e il contrasto marcato tra viola, argento e tangerino, tra i soffusi baluginii e i foglioni coriacei ci ricorda che sotto le luci dell’estate tanto vale esagerare. Soprattutto nell’orto. Alla Venaria i trollius fioriscono a più riprese fino ad autunno inoltrato, soddisfatti dei terricci leggeri e ben irrigati del Potager. Anche i cardi sbocciano nel periodo più caldo: qualche stelo viene subito tagliato, per assicurarsi foglie extra-size, ma gli altri sanno fare la gioia di api e farfalle.
.Cynara cardunculus (pdf)
.Trollius x chinensis ‘Golden Queen’ (pdf)
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Dall’Olanda con furore il New Perennial Movement ha ispirato la Venaria: un grande bordo informale di perenni e graminacee circonda il Tempio di Diana, mimetizzandosi quasi nei prati circostanti. Echinacee, veronicastri e Agastache rugosa occhieggiano tra gli aceri campestri, in attesa degli sbuffi autunnali delle muhlenbergie; astilbe, eupatorium e Cimicifuga racemosa lambiscono le acque del bacino. A riprova dello stretto legame con il giardinaggio di lassù, gli studenti del nostro corso per Giardiniere d’arte hanno visitato il celebre vivaio di Piet Oudolf ad Hummelo.
.Agastache rugosa (pdf)
.Cimicifuga racemosa (pdf)
.Echinacea pallida (pdf)
.Veronicastrum virginiacum (pdf)
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Direzione verso il centro della terra: quest’opera di Giuseppe Penone, ben ambientata tra i tassi e i faggi purpurei del Giardino delle Sculture Fluide, pare un invito ad andare oltre la dimensione del visibile. Nel sottosuolo c’è tutto un mondo da esplorare, conoscere e difendere, fondamentale per la vita del giardino: radici che s’allargano tanto quanto le rispettive chiome, capaci di comunicare e aiutarsi reciprocamente. Gli alberi, come ci insegna Stefano Mancuso, formano comunità solidali, diffuse e interconnesse. Un esempio di cooperazione dal quale avremmo molto da imparare.
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I parterre del Giardino a Fiori ripropongono in chiave contemporanea le antiche tradizioni. Nelle piattabande bordate di bosso crescono piante annuali, proprio come un tempo, ma aggiornate per essere più durature e resistenti: le impatiens “Sunpatiens” ostentano i loro colpi di colore anche in piena estate, per nulla sconvolte dal clima rovente e dai monsoni di agosto. La vegetazione rigogliosa e la facilità con cui radicano ai nodi sono ottimi deterrenti contro le erbacce. Nei grandi tondi centrali spopolano invece specie perenni: una contaminazione che guarda al futuro.
. Impatiens ‘Sunpatiens Series’ (pdf)
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Sempre più sperimentali gli orti della Venaria: tra erbe e ortaggi cresce una piccola collezione di fiori eduli, nata qualche anno fa grazie all’aiuto del celebre vivaio dei Fratelli Gramaglia, a Collegno. Nasturzi, tageti e calendule sono l’allegro corredo di insalate-arlecchino, ma anche i fiori delle ninfee o i germogli dei bambù contribuiscono con un tocco di esotico. Tutto, rigorosamente, a chilometro zero. Requisito indispensabile: nessun trattamento chimico. Ci pensano nasturzi, tageti e calendule ad attrarre insetti benefici e combattere i parassiti…
.Calendula officinalis (pdf)
.Tagetes (pdf)
.Tropaeolum majus (pdf)
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Benvenute le piante “vagabonde”, che fanno tutto da sole: si riseminano, crescono, si trovano quel tanto d’acqua che basta, vanno avanti imperterrite per mesi. Che siano ormai comuni poco importa: in un giardino senza complessi non c’è ragione per disdegnare specie facili, forti e di sicuro effetto, capaci di diventare il legante di aiuole variopinte. La verbena di Buenos Aires è un grande classico, alta oltre il metro, leggera e amatissima da api e farfalle. Insieme a gaure, centranthus o erigeron, è una perfetta alleata in tempi di cambiamenti climatici.
.Verbena bonariensis (pdf)
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Senza eccessi di rigore. Le sagome massicce di tassi e bossi nel Gran Parterre convivono con qualche spiga nata spontanea nelle aiuole: un segno inconfondibile dell’estate, oltre che del diserbo rigorosamente manuale e gradevolmente imperfetto. Le luci intense di luglio giocano di chiaroscuri, rendendo ancora più architettonica la composizione. I cespi acuminati e variegati dei phormium aggiungono un po’ di fascino esotico: riparati d’inverno contro il muro a mezzogiorno della cascina Medici del Vascello, sono coltivati in vaso e irrigati con generosità nei mesi più caldi.
. Phormium tenax ‘Sundowner’ (pdf)
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Ogni giardino ha le sue ricorrenze speciali, un calendario personalissimo fatto di grandi attese, memorie e piccoli riti. Alla Venaria il profumo dei tigli è il segno dell’estate che avanza: insieme al tiglio selvatico, cresce quello argentato, originario della Macedonia e con foglie chiare nella pagina inferiore, bellissime quando mosse dal vento. Prima o poi speriamo di riuscire a piantare anche la più rara varietà “Winter Orange”, con gemme rosse e rami tra l’ocra e l’arancio durante l’inverno. In questi mesi è tutto un tagliare polloni al piede dei tigli, il più in basso possibile…
.Tilia cordata (pdf)
.Tilia tomentosa Moench (pdf)
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Queste effimere strutture in bambù, che presto scompariranno tra i tralci dei pomodori, meriterebbero qualche piccolo studio e confronto incrociato: ogni ortolano ha le sue tecniche, perfezionate per supportare meglio e garantire più sole possibile. Tutt’intorno gli sbuffi di finocchi e carote, i punti esclamativi di agli e cipolle, le foglie di coste e patate s’avvicendano in virtuose consociazioni. L’orto d’estate richiede lavoro continuo: si innaffia e si raccoglie anche più volte al giorno e già si pensa alle semine per i mesi freddi. Provare per credere.
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Nel Gran Parterre lo show è al culmine: più pop di così non si può, eppure i fucsia dei coleus sono elegantissimi tra i rigori dei tassi topiati. Nel tempo ha prevalso una varietà unica, alta, esuberante e impassibile al sole pieno, riprodotta anno dopo anno per talea in modo da mantenerne inalterati i colori. La cimatura continua assicura cespi folti e vigorosi e il successo delle foglie val ben il sacrificio di qualche fiore. Di fronte a una pianta così eccentrica, preferiamo proporla in grandi numeri: meno episodi preziosi, più trame che danno carattere al posto.
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