Mostra Play. - videogame arte e oltre - Hiro, by Silvio Giordano

League of Legends

Se vi diciamo E-sports che cosa vi viene in mente? (fai passare 3 secondi prima della risposta) La risposta è dentro di voi ed è sbagliata, citando un famoso tormentone di alcuni anni fa. Gli E-sports sono la versione videoludica dello sport. Esistono vere e proprie squadre, composte da giocatori e allenatori professionisti, che giocano tra di loro in tornei o campionati per aggiudicarsi i titoli e i montepremi in palio. Naturalmente ci sono anche competizioni per giochi in single player. I videogames più famosi che sono utilizzati in questo specifico campo sono: DOTA, CS:GO, Fortnite, PUBG, FIFA, Valorant, Clash Royale. Molti altri ce ne sono, ma questi sono quelli con i montepremi più pesanti nel 2021.

Le nazioni in cui gli E-sports sono esplosi sono Stati Uniti d’America, Cina, Corea del Sud, Russia e alcune nazioni europee. Anche in Italia, seppur in tono minore, esistono organizzazioni che gestiscono single player o squadre e che organizzano importanti tornei, ma ancora nei confini della penisola non hanno preso così piede come altrove. Soltanto i giochi calcistici come FIFA sembrano avere attirato l’attenzione dei media e molte squadre di Serie A e Serie B si sono dotate di team e-sportivi. Al momento è ancora tutto in fase germinale. Ci auguriamo però che cambi prossimamente, in positivo.

Gli E-sports vanno molto forte tra le nuove generazioni. Sono una nuova tipologia di sport che unisce benissimo intrattenimento e momento competitivo, e la quasi totalità delle competizioni e-sportive vengono trasmesse in chiaro in streaming sulle nuove piattaforme digitali. Dallo scoppio della pandemia Twitch – piattaforma di live streaming di proprietà di Amazon, divisa in aree e canali tematici – ha subito un aumento delle visualizzazioni totali del 45%, arrivando a 24 miliardi di ore passate a guardarla da parte degli utenti. Avete mai provato a usare Twitch? Vi consigliamo di farlo per capire il perché i giovani la utilizzino così tanto. Vi diamo un indizio: l’interazione con chi sta facendo lo streaming. Un qualsiasi utente può scrivere nella chat del canale che sta seguendo in diretta e avrà una risposta. Se ci pensate si tratta di una grande trasformazione della comunicazione contemporanea nel fare intrattenimento, spettacolo e informazione.

Come interagiscono gli E-sports con Twitch? Fin dalla sua creazione la piattaforma viola è stata la casa naturale per i pro player – i player professionisti che possono arrivare a guadagnare 1 milione di dollari l’anno – che volevano mostrare al proprio pubblico le proprie capacità nei giochi con cui gareggiano. Lo spettatore, a sua volta giocatore amatoriale del videogame portato dal pro player, può scoprire dei trucchi, imparare come si fa a superare un determinato punto ostico del gioco, può interagire con il pro chiedendo consigli. Gli E-sports sono lo strumento perfetto per creare interazione tra chi gioca e chi guarda.

League of Legends è uno dei videogames più famosi dell’ultimo decennio ed è il protagonista di questo racconto. Non c’era nell’elenco precedente. Ovviamente per non rovinarvi la sorpresa.

League of Legends è un free-to-play MOBA – Multiplayer Online Battle Arena – ovvero un videogame strategico che si gioca in tempo reale con altri player.  Andiamo a vedere insieme come funziona il suo gameplay. I player si dividono in due squadre da cinque giocatori l’una e si affrontano, occupando e difendendo la propria metà della mappa oppure attaccando quella degli avversari. Ognuno dei dieci giocatori controlla un personaggio, noto come “campione”, con abilità uniche e stili di gioco diversi. Durante la partita, i campioni diventano più potenti raccogliendo punti esperienza, guadagnando oro e acquistando oggetti.

LOL – come viene chiamato in gergo – ha una scena competitiva molto vivace che è composta da 12 leghe regionali, le cui squadre vincitrici acquisiscono il diritto a partecipare al World Championship. Le leghe sono attive in Europa, Cina, Nord America, Corea del Sud e Taiwan/Hong Kong/Macao. A causa della pandemia, l’ultima edizione del mondiale di LOL si è giocata tra l’ottobre e il novembre 2019 tra Berlino, Parigi e Madrid e ha visto battagliare tra loro 20 squadre provenienti da 13 regioni diverse. Hanno seguito questo evento 100 milioni totali di spettatori, con un picco di 44 milioni tutti nello stesso momento. Numeri che solo alcuni eventi mondiali sportivi tradizionali riescono a realizzare. Se ancora non vi sembra abbastanza, pensate che nel 2016 il World Championship di LOL ha superato come presenze dal vivo e spettatori online le finali NBA, le World Series della MLB e la Stanley Cup – le 3 leghe professionistiche statunitensi di basket, baseball e hockey.

Arrivati a questo punto del racconto dobbiamo fare per forza un cenno sulla casa di produzione di LOL, la Riot Games. La sua storia ricalca quella di molte videogame company. Brandon Beck e Marc Merril, i due fondatori, si sono conosciuti mentre studiavano economia e commercio all’University of Southern California. In inglese sarebbe «business school», che troviamo più efficace, che ne dite? I due divennero davvero molto amici quando cominciarono a giocare insieme a D&D – Dungeons and Dragons, il primo grande gioco di ruolo mai prodotto e ancora oggi in voga – e ai videogames che amavano. Sapete che cosa è un gioco di ruolo? Vorremmo dirvelo ma non è il tema di questo podcast!

Per quanto Beck e Merrill abbiano passioni in comuni molto forti, i due sono agli antipodi. Beck non ha mai terminato le scuole superiori perché ha superato un test per andare prima al college. Merrill era un Eagle Scout, uno studente modello e il capitano della squadra di football della sua scuola.

Una volta finita l’università, trovano lavoro a Los Angeles, Beck presso Bain & Company, mentre Merrill in una banca e subito dopo in un’azienda di marketing. I due sono molto uniti e affittano un appartamento in centro città. Il loro salotto è uno spettacolo nerd che farebbe invidia a molti. Anche a noi, a dire la verità. Ci sono impianti di gioco uno dietro l’altro, con monitor giganti e sedie con schienale alto, così da avere un qualche conforto alla schiena dopo tutte le ore di gioco ininterrotto. In quel periodo si innamorano di un gioco che avrebbe cambiato le loro vite: Defense of the Ancients, noto anche come DotA.

In DotA, cinque giocatori si affrontano contro altri cinque, con due basi agli angoli opposti della mappa e tre percorsi per spostarsi dall’una all’altra.  La community di DotA è stato un un mondo a sé, con i player che si incontravano sui forum specializzati in videogame per suggerire miglioramenti al gameplay, pubblicare le proprie statistiche e condividere le proprie esperienze.

Beck e Merrill, durante le ore di gioco, cominciarono a pensare che quell’enorme community di cui anche loro facevano parte aveva bisogno di un’esperienza condivisa diversa da quella offriva DotA, così decisero di fare il grande salto. Lasciarono il lavoro, riuscirono a ottenere 1,5 milioni di dollari da vari investitori e si misero a creare quello che sarebbe stato il loro life changer, LOL.

Molti anni dopo Riot Games è ancora sulla cresta dell’onda e LOL continua a produrre utili su utili e chissà per quanti anni ancora lo farà. Almeno questo è il nostro augurio. Però due menti così geniali come quelle di Beck e Merrill non potevano stare ferme troppo a lungo e così nel 2020 la Riot Games ha lanciato sul mercato Valorant, un nuovo free-to-play che sta cominciando a sbaragliare la concorrenza nel mondo E-sports.

«Non si tratta solo di appartenenza. Questa è la nostra tribù, e si tratta di amore», dice Merril a proposito della community di fan che seguono Riot Games qualunque cosa faccia. Se foste a capo di un’azienda non vorreste lavorare anche voi per persone che vi vogliono bene?

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