5 marzo 1661: Carlo Emanuele II a Venaria

Difficile, forse impossibile, stabilire con esattezza quando sia stata aperta la Reggia di Venaria. Ma se una data si vuole trovare, questa può essere, forse, il 5 marzo 1661.

In quei giorni, le gazzette di tutt’Europa s’occupavano della malattia e della morte, sopraggiunta il 9, del cardinal Mazzarino, l’italiano che era divenuto primo ministro di Luigi XIV. Grazie anche a lui la Francia aveva vinta la decennale guerra contro la Spagna ed era la nuova grande potenza europea. In tutte le corti ci si chiedeva chi avrebbe raccolto l’eredità del cardinale. La risposta arrivò presto. Già il 10 marzo, infatti, il poco più che ventenne Luigi XIV annunciò ad un attonito Consiglio di Stato la sua decisione d’assumere egli stesso il potere. Iniziava l’era del Re Sole, destinata a durare oltre mezzo secolo, sino al 1715.

A Torino le notizie dalla Francia ebbero l’effetto di un fulmine a ciel sereno. Il duca Carlo Emanuele II e Luigi XIV erano cugini (Cristina di Borbone, madre del duca, era sorella di Luigi XIII, padre del re) e quasi coetanei (Carlo era nato nel 1634, Luigi nel 1638). Inoltre, dalla pace di Cherasco (1631) gli Stati sabaudi erano di fatto un protettorato della Francia:  quanto si decideva a Parigi si ripercuoteva subito a Torino.

Formalmente Carlo Emanuele II aveva assunto il potere al compimento dei quattordici anni, ma non lo aveva mai esercitato realmente. Esso era rimasto ben saldo nelle mani della madre e dei suoi ministri. Certo, Cristina aveva promesso al figlio che appena fosse terminata la guerra, gli avrebbe costruito un nuovo palazzo reale, trovato una moglie e, infine, lasciato lo scettro. Ma erano solo parole.
Da quando nel 1659 la guerra era terminata, ben poco era cambiato: i lavori a palazzo procedevano a rilento e le spose proposte non andavano mai bene… Inoltre i rapporti fra Luigi e Carlo erano stati incrinati da quanto successo nel 1658. Allora Luigi XIV s’era detto intenzionato a sposare Margherita, sorella del duca.
La corte sabauda era andata sino a Lione per stringere l’accordo, ma quando tutto pareva deciso, da Madrid s’era fatto sapere che per la pace era necessario che il re sposasse una principessa spagnola. Luigi XIV aveva quindi fatto marcia indietro, frustrando le speranze del duca. Per di più, i due cugini non s’erano proprio piaciuti: «questo signor duca è restato con pochissima soddisfazione del ricevimento  fatto dal re di Francia» scriveva il nunzio a Torino.

Deciso ad assumere il potere non appena possibile, fra 1657 e 1659 Carlo Emanuele II, fra le altre cose, aveva aperto il cantiere di Venaria. Cristina n’era stata contenta, sperando che il figlio vi si divertisse con gli amici e le amanti, dimenticando la politica. Ma il duca la pensava diversamente. Mese dopo mese, giorno dopo giorno, i suoi rapporti con la madre peggioravano, segnati da scontri sempre più aspri e frequenti.

E proprio nella corrispondenza del nunzio mons. Roberti è conservata una copia degli «Avvisi da Torino» del 10 marzo. Lo stesso giorno in cui Luigi XIV diveniva il Re Sole, questi informavano che il duca di Savoia pochi giorni prima – sabato 5 marzo – era andato «a dimorare ad Altessano ovvero (come nuovamente s’addimanda) la Venaria Reale, luogo vicino a questa città tre miglia, comodo per la caccia al cervo. Et pensa trattenervisi qualche tempo con tutta la sua corte, non senza qualche sentimento di Madama».
La nuova reggia era ancora in gran parte un cantiere. Jan Miel, giunto da Roma alla fine del 1658, per esempio, stava lavorando alle pitture della Sala di Diana. Ponteggi ed operai erano in quasi tutte le stanze. Per seguire i lavori il duca certo vi era già andato molte volte, ma in questo caso era diverso. Egli intendeva risiedervi per qualche mese ed aveva portato con sé gran parte della corte. Quasi sicuramente, prese alloggio nell’attuale Castelvecchio.
Da lì il suo pensiero correva spesso a Parigi, al temuto e insieme invidiato cugino, di cui tanto avrebbe voluto seguire l’esempio: «Queste nuove che continuamente vengono» dalla Francia – scriveva il nunzio – «fanno  star puoco contento questo principe, nello stato nel quale si trova senza far cos’alcuna. Et è causa che si sia ritirato alla Venaria Reale».

Nonostante le proteste della madre, che restò ostinatamente a Torino, il duca si fermò a Venaria almeno sino a settembre. Iniziò anche a darvi feste e ricevere ospiti. Forse il primo di questi, il 23 marzo 1661, fu monsignor Carlo Colonna, della nobile famiglia romana, di passaggio verso Parigi.

In agosto, Cristina andò finalmente a trovarlo, accolta da una «superbissima colatione». Ma era una pace apparente. Solo quando la madre morì, il 27 dicembre 1663, Carlo Emanuele II poté finalmente regnare.

Andrea Merlotti, direttore del Centro studi delle Residenze Reali Sabaude

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