#noveparole. 6 – Contemplazione

Gian Luca Favetto racconta la Reggia di Venaria in un viaggio attraverso nove parole.

Un viaggio sentimentale in nove tappe, nove idee, nove storie, nove spazi presentati con uno sguardo insolito. Non un semplice giro per sale e gallerie di una reggia, ma il racconto di un luogo attraverso i sentimenti e le idee che suggerisce. Un luogo che è, insieme, architettura, residenza, progetto urbanistico, metafora, utopia e simbolo di potere, frutto di una visione che, con la sua stratificazione orizzontale di stili ed epoche, rimane contemporanea a ogni tempo che attraversa. 

Le parole, seppur piccole, contengono immagini, anche le più immense. Contengono emozioni e sentimenti, anche se gli uni e le altre sono infinitamente grandi, indefinibili. Contengono tutto il passato e il futuro e costruiscono le storie in cui possiamo riconoscerci. 

Nove parole come isole, che formano un arcipelago da visitare.

Ideazione e voce: Gian Luca Favetto
Graphic design: Leandro Agostini
Editing: Gianluca Negro
Un progetto del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude

6 – CONTEMPLAZIONE

La definiscono Cappella, ma a starci dentro, guardando gli spazi e i volumi con il naso all’insù, e le pareti, e le colonne, dà l’idea di una basilica. Piccola, ma il respiro è quello della basilica. Come la Basilica di Superga. Si assomigliano: due splendidi esempi di barocco. Hanno la stessa mano, la mano dell’abate architetto messinese Filippo Juvarra. 

Quella lassù, sulla collina che domina Torino, si è cominciata a costruire nel 1717 ed è stata completata nel 1731. Per questa, che è più segreta, più intima, quasi celata nella struttura della Reggia, i lavori sono iniziati un anno prima, nel 1716, e sono finiti nel 1729. 

È chiamata Cappella di Sant’Uberto, protettore dei cacciatori, perché la Venaria Reale, in origine, è pensata come residenza di caccia. Poi è cresciuta l’ambizione: così come i parenti francesi oltr’Alpe fanno Versailles, i Savoia fanno Venaria. Per questo Vittorio Amedeo II, diventato re, chiama a Torino Filippo Juvarra, che diventa primo architetto civile del regno sabaudo, e questa di Sant’Uberto, insieme alla Basilica di Superga, è stato il suo primo incarico ufficiale. 

Lassù un luogo di trionfo e di ambizione, qui più un luogo di contemplazione. Non contempli fuori di te, quanto piuttosto dentro di te, aiutato dallo spazio come è architettato, e da come la luce scende discreta dall’alto. 

Un luogo di raccoglimento spirituale lungo il percorso. Come scriveva Sant’Agostino: “Vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e trascurano sé stessi”. E allora, questa, all’interno della Venaria Reale è una pausa propizia.

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