#noveparole. 7 – Gioiello

Gian Luca Favetto racconta la Reggia di Venaria in un viaggio attraverso nove parole.

Un viaggio sentimentale in nove tappe, nove idee, nove storie, nove spazi presentati con uno sguardo insolito. Non un semplice giro per sale e gallerie di una reggia, ma il racconto di un luogo attraverso i sentimenti e le idee che suggerisce. Un luogo che è, insieme, architettura, residenza, progetto urbanistico, metafora, utopia e simbolo di potere, frutto di una visione che, con la sua stratificazione orizzontale di stili ed epoche, rimane contemporanea a ogni tempo che attraversa. 

Le parole, seppur piccole, contengono immagini, anche le più immense. Contengono emozioni e sentimenti, anche se gli uni e le altre sono infinitamente grandi, indefinibili. Contengono tutto il passato e il futuro e costruiscono le storie in cui possiamo riconoscerci. 

Nove parole come isole, che formano un arcipelago da visitare.

Ideazione e voce: Gian Luca Favetto
Graphic design: Leandro Agostini
Editing: Gianluca Negro
Un progetto del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude

7 – GIOIELLO

Potrebbe anche esserci il buio… non importa… verresti ugualmente attirato in questo spazio di mattoni rossi, alto, il soffitto a volta, lungo più di 140 metri… A richiamarti è… non proprio una luce, ma una brillantezza – il segno del fasto, del lusso, del potere… Un gioiello prezioso incastonato nel percorso, come se il percorso nella Reggia fosse appunto una collana… di stanze, ambienti, storie. 

È il Bucintoro a far da richiamo, un’imbarcazione, una sorta di miniatura in dimensioni giganti che restituisce l’idea della magnificenza, della grandiosità barocca… Bucintoro… senti già l’oro nella parola. Risplende e cattura lo sguardo: sfarzo, trono, sculture, cuscini di raso rosso. All’epoca di Vittorio Amedeo II è costato l’equivalente di 3 milioni di euro. 

Un gioiello che è un mezzo di trasporto, a capo di un piccolo corteo di carrozze d’epoca. Si trova nello spazio, anch’esso grandioso e lussuoso, anch’esso un gioiello – di architettura – che Filippo Juvarra ha disegnato come scuderie accanto alla citroniera settecentesca… e i due spazi corrono uno affianco all’altro, separati appena da una parete, cosicché d’inverno il calore prodotto dai 250 cavalli riuniti nelle scuderie può riscaldare limoni, aranci, bergamotti che trovano riparo nella citroniera.

La barca sublime, adoperata per le parate sul fiume, per cerimonie principesche, è a fondo piatto… Come tipo di barca, è una Peota, che si rifà alla tradizione del Bucintoro dei Dogi veneziani. Ed è proprio a Venezia che i Savoia l’hanno commissionata. L’hanno costruita là e l’hanno trasportata a Torino, risalendo il Po, trainandola con animali: un mese di viaggio… È arrivata nel settembre del 1731 e ha attraccato davanti al Castello del Valentino. Un palcoscenico del potere regale. Il sigillo della monarchia sabauda.

Condividi

Invia ad un amico

Invia ad un amico