Zolle Reali. Le stagioni dei Giardini – Inverno

Il racconto, in divenire, dell’inverno nei Giardini della Reggia di Venaria e nel Parco della Mandria attraverso le foto di Dario Fusaro e le parole di Alberto Fusari

Sessanta scatti, stagione per stagione, sessanta fondali tutti da “sfondare”. Da frugare, scrutare, toccare. Finché non resti un po’ di terra tra le dita. I Giardini si raccontano: hanno tredici anni, molti segreti e voglia di farsi notare. Persino La Mandria, nel fitto dei suoi boschi, è in vena di confidenze. Ogni scatto una zolla, insieme compongono i paesaggi della Venaria Reale. Un caleidoscopio di piccoli mondi sospesi tra antiche memorie e nuove avventure. In tanta esuberanza potreste anche perdervi: nessuna paura, meglio così.

zolla.1

Due grandi occhi spiano il giardino addormentato e congelato. Steli, spighe e capolini sembrano sul punto di dissolversi: l’inverno richiede silenzio e passo felpato. Le siepi di tasso al centro degli orti formano come una stanza, con tanto di oblò per affacciarsi. Quasi un invito a non invadere troppo. Le loro strane sagome bombate ed irregolari rimandano al gusto anglosassone e seguono il portamento naturale delle piante, incentivandolo con tagli leggeri e costanti. Un esempio di arte topiaria in continua ma impercettibile evoluzione.

.Echinacea purpurea (pdf)
.Pennisetum alopecuroides (pdf)
.Taxus baccata (pdf)

zolla.2

Atmosfere siberiane al sorgere del sole. Prati brinati che scrocchiano a calpestarli, vapori sul pelo dell’acqua, penniseti intirizziti dal freddo della notte. Laggiù la cuspide dell’Annunziata, nel borgo antico di Venaria, continua l’illusione. Gelsi e aceri campestri presidiano la riva: le foglie cadute verranno tolte dai prati, per evitare marciumi, ma rimarranno al piede degli alberi quasi ne fossero l’ombra. Una buona pacciamatura protegge infatti dagli sbalzi del clima. Quando l’erba ricomincerà a crescere verrà tagliata non troppo rasa: le gelate tardive sono sempre in agguato.

.Acer campestre
.Morus alba
.Pennisetum alopecuroides

zolla.3

Vietato storcere il naso: alla Mandria il bosco è bosco. Un caos di rami, sterpi e spine regna negli anfratti più nascosti, dove la natura è lasciata libera di fare e disfare. Persino i rovi hanno un loro senso, riparando i giovanissimi alberi dagli assalti di daini e cervi, arricchendo il suolo con le foglie cadute e offrendo i frutti agli uccelli di passaggio. Qualche taglio ogni tanto basta a mantenere l’equilibrio: gli alberi cresceranno, le ombre si intensificheranno e i rovi mano a mano indietreggieranno.

.Rubus ulmifolius Schott (pdf)

zolla.4

Far buon viso a cattivo gioco, una delle massime del giardiniere. E in questo caso il gioco è davvero temibile. L’inverno mite dipende dal surriscaldamento globale: un pessimo segno, anche se al nord può facilitare la vita di molti esotismi. Il ricino, con i suoi foglioni palmati, giganteggia negli orti fin quasi a Natale. Sotto i colpi del gelo perde la chioma, per rivegetare in primavera, ma quasi mai muore. Ormai si comporta anche qui da vera perenne. Un tocco tropical perfettamente in accordo con la curiosità botanica degli antichi Giardini.

.Ricinus communis (pdf)

zolla.5

Anche il giardino ha le sue migrazioni: partenze ed arrivi che seguono rotte precise e incredibili giochi d’incastro. Tolti in autunno dai parterre, gli agapanti affollano la piccola serra all’interno del parco, piantati in cassoni riempiti di terra e ripartiti per varietà. I cespi troppo folti vengono divisi, maneggiando con cura i rizomi carnosi. Quest’anno alcune piante sono state lasciate all’addiaccio: basterà il famoso grado in più a proteggerle? Vasi iper-pacciamati e collocati a ridosso del muro dovrebbero aiutare. In giardino osare è bene, ma non azzardare sempre meglio.

.Agapanthus africanus (pdf)
.Agapanthus ‘Ben Hope’ (pdf)

zolla.6

Disfatti, avvizziti, anarchici. Quasi impresentabili, verrebbe da dire. Eppure i giardini d’inverno insegnano una bellezza alternativa. Più selvatica, meno compiacente. Gli intrichi della lonicera sulla pergola, gli sbuffi disordinati dei bambù, i secchi di sedum e rudbeckie, i cespi spampanati dei calamagrostis: per un attimo gustiamo l’abbandono, prima che le grandi pulizie ristabiliscano l’ordine. Le erbacee verranno tagliate al piede, le aiuole ingrassate col letame e protette dalle foglie. Fino ad allora api ed uccellini potranno fare man bassa.

.Lonicera japonica ‘Halliana’
.Rudbeckia fulgida ‘Goldsturm’
.Sedum telephium ‘Matrona’

zolla.7

Ultimo arrivo alla Venaria: enormi conche in terracotta dell’Impruneta, diametro un metro, usate subito per rinvasare gli oleandri. Di meglio non si potrebbe chiedere. Argille rinomate e cotte con sapienza non sono solo una questione estetica. Proteggono le piante contro i marciumi radicali e gli sbalzi di temperatura. In balia dei geli gli oleandri ringraziano, ben assiepati contro la facciata a mezzogiorno. I vecchi vasi accoglieranno nuovi ospiti e, se rotti, saranno “rammendati” col fil di ferro secondo l’uso antico. Altrimenti i cocci serviranno da drenaggio. In giardino nulla va sprecato.

.Nerium oleander’

zolla.8

Lavori in corso lungo un’allea del Parco. Le siepi di biancospino sono cresciute troppo e rischiano di chiudere la vista e disincentivare il passo. Per non traumatizzare le piante abbiamo deciso di procedere in due tempi: un taglio leggero nelle retrovie e uno più radicale sul davanti. L’effetto a gradoni è temporaneo, ma in fondo ha qualcosa delle antiche topiature. In giardino si sperimenta di continuo, si prova e si osserva: grande prudenza nella potatura degli alberi, ma un po’ più di coraggio con gli arbusti, soprattutto se rustici e forti. Qualche sfoltita ogni tanto non può fare che bene.

.Crataegus monogyna

zolla.9

Un chiostro di edere e glicini: due giganti capaci di soffocare ogni cosa, ma che insieme hanno trovato un equilibrio virtuoso. Tra cortine sempreverdi e baccelli vellutati s’infrattano merli, cince e pettirossi. L’edera è guardata con sospetto nei giardini, ma diventa una risorsa preziosa quando tutto il resto scompare. Nell’estrema orizzontalità della Venaria le lunghe pergole tappezzate di scuro animano il paesaggio invernale ed esaltano le prospettive. Tra qualche settimana i glicini verranno potati, abbassando i rami più giovani. Un minimo di ordine per un gradevole disordine.

.Hedera helix
.Wisteria sinensis

zolla.10

Contrasti forti e colori shock risvegliano il giardino dell’inverno. Una scossa di buonumore che arriva da oltremanica, con il suo campionario di cortecce marezzate, sfogliate e fosforescenti. Il rosso dei cornioli non lascia nulla di sottinteso, soprattutto sullo sfondo bianco della neve o dei tronchi delle betulle che crescono vicino. Un effetto molto grafico e a lunghissima durata. I nuovi getti hanno tinte più accese, perciò le piante vengono drasticamente potate un anno sì e uno no. A scapito di fiori e bacche: lo spettacolo vale senz’altro il sacrificio.

.Cornus alba ‘Sibirica’
.Cornus sanguinea ‘Midwinter Fire’
.Betula papyrifera ‘Saint George’

zolla.11

I clamori del Gran Parterre sono passati. E come al solito l’after party ha il suo bel caos da riordinare: gli ultimi cumuli di coleus rinsecchiti aspettano di venire portati via. Resta uno scenario di estrema rarefazione: come tanti soldatini, i tassi presidiano le aiuole deserte. Un vuoto legittimo e per nulla imbarazzante. L’inverno è tempo di riposo e nessuna fioritura prenderà il posto. Sotto la neve la terra si rigenera e cerchiamo di disturbarla il meno possibile. Qualche palata di compost man mano che le temperature si rialzeranno basterà a riaprire le danze. 

zolla.12

Un trittico prezioso: tre giganteschi cumuli che vegliano sui Giardini. Il letame maturo, per ingrassare gli orti. Le foglie di carpini e tigli, per pacciamare. Il compost a lungo mescolato e stagionato, per rigenerare le aiuole. Sfalci di prato, rimasugli d’annuali, terricci avanzati e una miriade di lombrichi sono alla base della prodigiosa trasmutazione. Se ordinata e ben tenuta, anche una zona di lavoro può diventare attraente. Senza bisogno di travestimenti. Con la loro aria quasi ieratica, le tre montagnole ci ricordano che coltivare è prima di tutto un dialogo con il sottosuolo.

zolla.13

Giardini messi a nudo, che rivelano la loro trama: se ben pensati sono belli anche adesso, senza distrazioni. Bossi e tassi in rigoroso monocromo possono diventare quanto di più metafisico in una giornata di neve. Nel normale grigiore dell’inverno qualche tocco di colore è però il benvenuto: gli sbuffi paglierini dei cornus diventano sempre più luminosi man mano che le temperature si abbassano. Di certo non fanno parte della tradizione e in un giardino formale non si sono mai visti, ma in fondo contaminare luoghi, epoche e gusti non è forse la sfida della Venaria?

.Cornus stolonifera ‘Flaviramea’

zolla.14

Nel backstage prevale il selvatico. Un piccolo mondo di sottoboschi arruffati e piante palustri inizia non appena finiscono le aiuole e i prati rasati. Nascosto e chiuso alle visite, viene però continuamente tenuto sott’occhio. Qui si raccolgono le acque che attraverseranno i Giardini, ripulite dai rami e lasciate decantare nel grande bacino. Un bacino costruito apposta negli ultimi anni e piantato con canne, giunchi, tife e numerose specie sommerse: le loro radici filtrano e depurano, aiutando contro l’invasione delle alghe. Ogni battaglia ha i suoi alleati.

.Juncus effusus
.Phragmites australis
.Typha minima

zolla.15

I cassoni turchesi, smontati in inverno, sembrano tanti gusci abbandonati nel parco. Quel che resta di una strana metamorfosi. Un manipolo di ulivi è da sempre presente alla Venaria e fino a qualche anno fa le grandi zolle, avvolte nel legno, venivano tolte dai cassoni e riparate nella Citroniera durante i mesi freddi. Il riscaldamento che ormai stempera quell’ambiente li faceva però ammalare di cocciniglia. Oggi resistono all’aperto, più sani che mai e ben ammassati contro la facciata della Reggia insieme agli oleandri. Una sorta di nidiata vegetale in attesa di tempi migliori.

Il progetto Zolle Reali è anche sul nostro profilo Instagram.

Una selezione di brani dedicati all’inverno, come colonna sonora del progetto Zolle Reali.
Quindici canzoni per quindici immagini dei Giardini d’Inverno. 

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